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Le 4 regole basilari per migliorare nel tennis

Il nostro mondo è bellissimo, forse il più bello di tutti, ma complicato da capire.

Emerge la parte più semplice da vedere, diciamo il lavoro fatto e finito, infatti quando si vedono palleggiare due giocatori di livello assoluto, si ammirano le loro immense gesta provando ad immaginare quale diavoleria abbiamo escogitato per essere così performanti, belli e fluidi.

Oggi ti voglio appunto parlare di alcuni requisiti che ogni persona interessata a migliorare dovrebbe incollarsi addosso in modo permanente, in modo da organizzare un percorso senza intoppi e con più soddisfazioni possibili.

Ti svelerò anche qualche “buona abitudine” che mi ha aiutato tantissimo e ti permetterà di incanalarti all’interno di un mood positivo e lungimirante.

Ho avuto una grandissima fortuna, perché nella mia carriera da giocatore ho provato talmente tanto sulla mia pelle, che ora ho una cassetta degli attrezzi ben assortita e attraverso la quale poterti dare alcuni spunti davvero importanti.

Accomodati e partiamo subito!

Tutti quanti hanno come modello di riferimento il professionista – o perlomeno dovrebbero averlo – perché se lui/lei ce l’ha fatta, significa che è un buon esempio.

Chiunque abbia ottenuto qualcosa di importante lo è, quindi almeno in qualcosa ti può essere utile per ampliare i tuoi orizzonti.

So bene quanto sia complicato e anche io mi sono trovato più volte, anche se in brevi frangenti, a guardare poco più in là dei miei piedi – è più facile e ti toglie un bel po’ di responsabilità – ma poi ho capito che il canale del miglioramento era altrove, era intorno a me, da scoprire.

Sono tante, in questo ecosistema, le figure che concorrono ogni giorno nella volontà di implementare e talvolta anche modificare le proprie strategie per alzare l’asticella della qualità.

Da un lato abbiamo gli atleti, che rappresentano un po’ il cuore pulsante di tutto l’ingranaggio, dall’altro gli addetti ai lavori, che attraverso i mezzi posseduti cercano di esaltarne la miglior versione possibile.

Non importa ciò che tu abbia già fatto per dare una svolta al tuo rendimento, i consigli che sto per darti ti serviranno per acquisire una mentalità vincente, al di là del risultato che potrai ottenere nel prossimo torneo.

Va intesa più come una nuova concezione, dalla quale approdare in uno stato di comfort futuro.

Ora andremo ad analizzare ogni aspetto nei dettagli e ne delineeremo i punti chiave, con l’auspicio di trasformare quelle che sono forzature del nostro essere, in autentiche alleate per ottimizzare ciò che tanto amiamo e a cui dedichiamo le nostre ore più felici della giornata.

Ho racchiuso tutto in 4 tematiche fondamentali e sono quelle che, se studiate e applicate, ti faranno dire:

Io ci ho provato per davvero”.

E credimi, avere questa consapevolezza ti renderà una persona migliore, aperta alla vita e a tutte le sue immense vie.

1. Cerca di essere ogni giorno la tua migliore versione

Il nostro sport è estremamente affascinante ma allo stesso modo difficile da interpretare, ogni giorno può variare rispetto al precedente e la tua condizione mentale non sarà sempre di estrema euforia, perché le tue azioni saranno ripetitive, dovrai entrare in scena ogni giorno, ma in quel copione dovrai metterci l’anima, non potrai solo inserire il pilota automatico.  

Se non sarà sempre ben presente uno scopo da raggiungere, diventerà altrettanto facile incappare in allenamenti opachi, proprio come il grigiore perenne che attanaglia la nostra pianura padana.

Sono sicuro che ti sarà capitato di iniziare la giornata con delle sensazioni negative e arrivare dentro al campo accorgendoti di non avere gli stimoli necessari a rendere proficuo il momento, anzi, eri riuscito solamente a far passare quelle due ore senza porre attenzione al progetto che stavi costruendo.

L’unica via indolore alla quale aggrapparsi era quella di rimandare tutto a giornate migliori e dall’umore più caraibico.

Perfetto, credo tu abbia inquadrato il problema e sicuramente avrai provato a capirlo, a gestirlo per trovare le soluzioni a te più congeniali.

Purtroppo, però, non sempre guardando dentro a noi stessi riusciamo a porre rimedio agli abbassamenti di motivazione.  

Questo accade quando si diventa grandi, certo, è così!

A partire dall’adolescenza, il tennis non è più solamente quel luogo magico dove dare sfogo alla fantasia, liberi da ogni preoccupazione e pensiero; si inizia a sviluppare la personalità e con essa il bisogno di sentirsi appagati in qualcosa.

Sostanzialmente si tende a cercare di innalzare la qualità della vita secondo i propri principi.

Questo meccanismo, se vogliamo anche di evoluzione, ci pone a dover affrontare degli ostacoli, che in qualche modo ci preme scalfire, spesso però non sono nostri alleati, sono solo inutili impicci da evitare, da bypassare e che provocano disagi.

È ovvio che in tali condizioni, l’attenzione non verrà veicolata sulle importanti mansioni da portare a termine, sugli obiettivi, ma tuttalpiù si stanzierà verso quel fastidioso intoppo che ci altera l’umore.

Ecco che la prestazione dell’atleta magicamente inizia a declinare, anche perché, ovviamente, non si è mai costruito o ideato nulla di buono, mentre in quel dato momento si stava pensando ai problemi della giornata o alle vicissitudini negative.

Qui entra in gioco il concetto della percentuale di te stesso, quindi tutto ciò che riesci ad attuare per ottenere la massima prestazione possibile, nel momento specifico nel quale ti trovi.

In pratica, l’operazione da fare, è quella di immaginare ogni allenamento come un appuntamento inderogabile, e che non deve essere soggetto a complicazioni che possano turbarne l’andamento. Creare quindi una sorta di bolla dove si esercitino dei processi automatici imperturbabili da agenti esterni.

Quando sei chiamato a svolgere tali mansioni, per te cruciali, devi raggiungere una versione di te stesso che normalmente non raggiungi nelle altre mansioni quotidiane, perché è quello il settore specifico dove hai deciso di eccellere, dove la tua competenza diventa speciale e ti consente di mirare ad importanti traguardi.

Mi stai dicendo che indipendentemente dal mio umore, in quel momento dovrei essere un’altra persona? Come fossi un robot, volto solo alla massima prestazione e privo di emozioni e pensieri?

Hai colto nel segno! Ma ti assicuro che non è una brutta cosa possedere queste caratteristiche. Anzi, nel tennis è molto meglio essere freddi, concreti, cinici.

Secondo te Nadal mentre si allena pensa ad altro? No!

Sa che quello è il suo lavoro e quello deve fare bene, punto! E la cosa interessante è che non fa così da quando è professionista, ma da quando era ragazzino, perché ha capito che il suo futuro sarebbe dipeso da quelle interminabili sedute di diritti e rovesci.

È proprio questo il key point. È come se in quel frangente dovessi estraniarti dalle emozioni di cui sei soggetto quotidianamente per far emergere solo il tuo lato più produttivo, ossia quello di una persona che sospende il pensiero, che non si giudica, che non presta attenzione al livello tecnico che sta esprimendo ma che è solo interessata al suo percorso, e quelle ore passate nel campo non avranno influenza sulla sua autostima, perché essa è già presente e slegata da ogni variabile.

Dipende tutto da quanto tu riesca a dare in termini di motivazione, di adesione ad un modo di pensare, e non da quanto abbia tirato in campo o fuori i tuoi colpi.

Normalmente, il giocatore non si trova in stato di grazia, che è quello stato in cui ci si sente al top sotto tutti i punti di vista, dove è impossibile sbagliare e molto facile eseguire vincenti a raffica.

Questa condizione psicofisica è molto rara.

In realtà, il nostro feeling è traducibile in percentuale, mediamente al 60 / 70 dello stato desiderato, e proprio qui, devi essere molto bravo a dare il tuo 100% mentale rispetto alle capacità che in quel dato momento sarai in grado di esternare.

In genere i giocatori vincenti sono quelli che fanno di questa qualità un vero e proprio baluardo della loro efficacia tennistica.

Durante il match, magari li vedi soffrire, giocare in modo altalenante, ma alla fine prevalgono sull’avversario, perché sfruttano ogni sua debolezza nei momenti che contano e applicano al 100% il metodo per giungere sistematicamente alla loro migliore versione.

Aggiorna il tuo mindset e avvicinati a loro!

2. Presta attenzione a te stesso

Quando entri in campo non ci sono situazioni o contesti che ti faranno esplodere, situazioni che attraverso la loro lucentezza ti porteranno automaticamente ad alzare l’asticella, ad emergere e finalmente a vedere il miglioramento che stavi aspettando.

Nel nostro sport, purtroppo o per fortuna, non esistono bacchette magiche in grado di delinearti la via del successo.

Sei tu, con la tua fame e la tua tenacia a valicare i confini più impervi, sei tu a decidere di provarci davvero. Nessun altro lo farà per te, nemmeno nel caso ti trovassi nel contesto più emozionante ed accattivante del pianeta.

Ancora una volta a fare la differenza sarà ciò che tu hai dentro, quanto è grande il tuo sogno.

Sembra strano doverlo dire o ricordare, ma nemmeno chi troverai dall’altra parte della rete potrà darti una mano in questa lunghissima odissea, e non è vero che allenandoti con qualcuno più forte di te diventerai più forte, così come non è vero che allenandoti con qualcuno più debole rimarrai al tuo livello di sempre, senza poter crescere.

Ricorda: gli eventi, ti vedranno costretto/a ad assumerti le tue responsabilità.

Certo, esiste sempre la tattica dello “scarica barile”, tattica tuttavia effimera, che alla fine ti obbligherà comunque a fare i conti con te stesso.

È uno sport molto vero e democratico il nostro, se hai qualche dote alla fine la puoi far emergere, ma accade solo se porti l’attenzione su te stesso e trovi un ottimo equilibrio tra la gestione delle tue ambizioni, dei tuoi meriti e delle tue lacune.

Non sono ammesse scuse di alcun genere, ma solo una grande consapevolezza interiore. E se ne hai la volontà, attraverso le giuste scelte, puoi portare avanti qualcosa di grande.

Per come la vedo io, questa è un’opportunità da prendere e basta.

3. Nutri il tuo tennis di competenza

Ti è mai capitato di allenarti e non capire se stessi investendo bene il tuo tempo?

Le informazioni che ti piombano addosso sono molteplici, quindi istintivamente provi a delineare un tragitto che possa avere un senso, per poi alla fine ritrovarti con poche certezze e poca sicurezza nei tuoi mezzi.

Così ti poni delle domande, ti chiedi se sia tu ad avere sbagliato o se tutto lo sfarzoso scenario che hai immaginato, non sia in realtà una stagnante illusione priva di fondamenta.

Se hai vissuto queste sensazioni o le stai vivendo ora, significa che ti anima qualcosa di profondo, che ti piacerebbe o ti sarebbe piaciuto arrivare al tuo limite.

Esatto, quel punto nel quale si ha la consapevolezza di avere dato tutto, che più di così non si può.

L’unica cosa che forse hai male interpretato è la tua visione iniziale delle cose, forse il tuo bisogno di “piazzarti” da qualche parte non ti ha aperto gli occhi su ciò che davvero potesse servirti per il tuo caso specifico.

Stefano, però prima mi hai detto che tutto dipende solo da me! Ho capito bene?

Certo! Ma nel frattempo davo già per scontata un’altra cosa: i risultati arrivano quando i protagonisti sono di spessore e unendo le rispettive energie creano valore assoluto.

È questa collaborazione che attiva il meccanismo del successo.

Io sono stato molto fortunato, ogni Coach che ho avuto mi ha lasciato un segno indelebile e mi ha permesso di apprendere concetti che mi hanno dato sostegno in tutta la mia carriera.

Però, bisogna sempre considerare che le nozioni più preziose le assorbo se davvero le voglio assorbire, se sono in grado di coglierne l’importanza, se in qualche modo mi differenzio dalla massa in quanto a totale abnegazione.

La base è sempre quell’ardore che possiedi o non possiedi, non è che te lo possono inserire di nascosto dentro al carrello della spesa, mentre stai guardando da un’altra parte.

È un ingrediente solo tuo, non è acquistabile.

Se riesci ad avvantaggiarti di questa importante dote, tutto è già più semplice, e se in più trovi qualcuno, che in sinergia con te vuole raggiungere quegli stessi traguardi, allora si può fare davvero sul serio.

Nella mia esperienza da giocatore ho capito che il vero valore aggiunto è fare scelte oculate in merito alle persone alle quali affidarsi. Un atteggiamento di grande responsabilità è appunto quello di scegliere a chi dare la propria fiducia, sposando appieno un percorso senza riserve.

Per farlo occorre affidarsi al valore delle persone, non al valore (o al fascino) delle strutture.

Il primo requisito è palpabile, il secondo non è sufficiente e preso da solo può rivelarsi solo un buon biglietto da visita.

Ricordati che la collaborazione positiva nasce dall’empatia, che è qualcosa che non nasce a tavolino, si forma quando gli interpreti aprono la loro anima per portarla verso quella altrui. 

Non si può cavalcare l’onda delle emozioni, se poi le emozioni non esistono, quindi non si può dare risalto all’involucro se poi al suo interno rimane poco o niente.

Scegli qualcosa che sappia di autentico, che possa aiutarti nell’obiettivo che ti sei preposto e che sia sincero con te.

Allenati in base a quanto ti è consentito, non c’è un numero prefissato di giorni, l’importante è che ti diriga verso la strada migliore per te, che il tuo tempo prezioso lo stia utilizzando per ottenere la massima resa possibile.

Abbiamo poco tempo per tutto, quindi lo possiamo sfruttare al meglio alzando la qualità di ciò che più ci sta a cuore. E ne sono certo, tu lo puoi fare!

4. Cogli l’importanza delle esperienze

Il tennis ha molte fasi del miglioramento e molti differenti contesti che vanno a determinarlo.

Lo sai che l’allenamento non è il solo attivatore della tua crescita tennistica?

È un concetto particolare, ma ti suggerisco di leggere le prossime righe perché ti apriranno a nuovi scenari.

Devi sapere che oltre alla parte di allenamento, che sarebbe il dietro le quinte di questo ecosistema, c’è tutta quella inerente alla competizione, dove il lavoro svolto emergerà e sfocerà nella prestazione.

Il match ufficiale è l’evento per eccellenza che più ti toglie le sicurezze, perché all’improvviso ti catapulti in un contesto molto diverso rispetto al quotidiano, e questo può sembrare intrigante ma allo stesso modo riempirti di dubbi e paure, sai che dovrai dare il massimo per dimostrare agli altri di valere qualcosa.

Il consiglio che posso darti, sin dagli inizi della tua carriera, è quello di nutrirti il più possibile di esperienze e di ricercare condizioni di difficoltà che prevedano un adattamento e quindi una crescita personale.

Questo ti farà sentire più forte e ti percepirai con meno inibizioni anche nel condurre il tuo gioco, avrai quella sfrontatezza che ti farà osare un po’ di più.

Ha un’importanza inimmaginabile respirare sensazioni nuove e dover riprogrammare ogni volta il proprio cervello a nuovi contesti, è un esercizio che mantiene vivi e obbliga a mettersi in discussione, ogni volta verso l’ignoto ma soprattutto verso il proprio coraggio.

Io ho bellissimi ricordi in questo senso, perché già a dodici anni ero un vagabondo del tennis, andavo a giocare ovunque, sia nella mia regione che in giro per l’Italia e l’Europa.

Soprattutto cercavo di partecipare a quei tornei che potessero essere per me un mezzo di miglioramento, intendo una situazione sfidante e che allo stesso tempo riproducesse le dinamiche del tennis vero, quello dei campioni, con giocatori accomunati dalla stessa voglia di emergere.

Pertanto, in base ai vari impegni anche scolastici, programmavo la stagione in modo da avere una buona alternanza tra tornei vicino a casa ed eventi di richiamo, come tornei osservati nazionali, campionati nazionali o circuiti internazionali giovanili.

Fondamentalmente funziona come tutte le cose della vita, per avere più strumenti occorre sapere cosa succede in giro e apprendere qualcosa da ogni parte, così se ne esce più consapevoli.

Ora, questo è solo un esempio, una mia piccola storia, non ti voglio dire che tornei fare, anche perché alla lettura di queste righe potrebbe esserci un teenager come un quarantenne, però uno spunto “universale” te lo vorrei dare: gioca tornei diversi tra loro, cambia i circoli e tipi di competizione, alternando situazioni più “facili” per sviluppare le tue azioni di gioco liberamente, a situazioni più complesse, dove magari già al primo turno hai un match duro, da “dentro o fuori”, e perché no, ogni tanto anche qualche torneo dove rischi la “stesa”, dove devi lottare con le unghie e con i denti per fare un game e non leggere sul tabellone, alla fine della disputa, il temutissimo “6-0, 6-0”.

Esatto, fa tutto parte del pacchetto!

Ricordi? Ti parlavo della sinergia, è qui è la stessa cosa, la sinergia degli eventi che ti aiuta a migliorare.

In definitiva si può dire che ogni match sia un tassello importante per te, non tanto per il risultato ma per il bagaglio che acquisirai, e la somma di tutte le esperienze contribuirà alla costruzione del tuo futuro.

Ottimo! Ora sai come riordinare i tuoi programmi competitivi e hai la forza per cambiare i tuoi risultati.

Gli insegnamenti che hai raccolto oggi

Ti sarai accorto che le tematiche affrontate oggi parlavano di gestione e di mindset, che sono gli aspetti un po’ meno visibili ma che vanno delineati con precisione.

Non farlo significherebbe prendere una direzione casuale, nella quale puoi arrivare a destinazione ma (molto più probabile) puoi anche perderti in sentieri tortuosi dove riprendere la strada maestra sarà un’impresa titanica.

Noi invece le cose le vogliamo semplificare, prima mettere ordine e poi godere dei benefici acquisiti.

Bene! Ora siamo proprio giunti alla fine, è stato un viaggio lungo ed appassionante.

Abbiamo rilevato le componenti essenziali da rafforzare per diventare migliore e al contempo vincente.

Mettiti subito all’opera e ti faccio un grande in bocca al lupo.

Un abbraccio!

Stefano

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