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Come e quando utilizzare le stance

È molto difficile gestire egregiamente gli appoggi dei piedi, in uno sport dove lo spostamento verso la palla è sempre variabile e il conseguente equilibrio richiede continui adattamenti.

In questo articolo ti parlerò di una tematica alquanto discussa e delicata allo stesso tempo, con l’intento di fare un po’ di chiarezza in quello che spesso assume le sembianze di un grande supermarket, con mezze verità elargite distrattamente, di dubbia utilità e spesso innescanti confusione.

L’atleta è chiamato ad un minuzioso lavoro per accogliere queste componenti e stabilizzarle nella collezione delle proprie certezze.

Quell’atleta sei proprio tu, e se hai una buona “sopportazione” della lettura, sono certo che troverai altamente vantaggiosi i numerosi spunti che sto per dispensarti.

Di sicuro hai già intuito che ti servono almeno cinque minuti di attenzione, per cui prenditeli e rimani super connesso.

Si parte!

Un mondo sommerso tutto da scoprire e capire.

Il titolo è emblematico, e forse anche un po’ “provocatorio”, devo ammetterlo, ma è questa la realtà dei fatti.

Le stance sono un aspetto trascurato, quando invece dovrebbero essere il cardine su cui poggia la costruzione tecnica di un atleta.

Una cosa che mi ha sempre lasciato perplesso è la cosiddetta “corrente di pensiero”.

Mi è capitato di sentire: “Perché sai, lui è cultore della open stance, mentre quell’altro della neutral”.

Io di solito, se proprio devo sponsorizzare qualcosa, sto a favore del buon senso.

Si, perché non si può nemmeno lontanamente pensare che in uno sport di situazione, dove la palla non arriva mai uguale, sia possibile rendere univoca la posizione dei piedi prima di colpire.

Per riuscire a coordinarti al meglio e creare giusti presupposti di spinta, devi avere movenze differenti in base all’entità della palla da affrontare.

Se uniformi ogni situazione secondo una posizione dei piedi prestabilita, magari hai più ordine mentale (alla lunga nemmeno quello), eviti la fatica del pensare, ma andrai a precluderti la possibilità di essere realmente efficace quando il livello diventerà più alto e conteranno davvero i dettagli.

Sono quelle piccole cose in cui magari ti viene anche da dire “ma chissenefrega, tanto ho già un buon ritmo e gioco bene!” e invece alla fine ti cambiano tutto.

E la cosa ancora più penalizzante è che, solitamente, tu hai una percezione distorta di questo tipo di movenza. Ti sembra che vada sempre tutto bene, non per negligenza, ma perché non sai come ottenere più prestazione tramite gli appoggi.

Beh Stefano, ti dico la verità, io mi concentro prevalentemente sul movimento del braccio quando palleggio. Quindi mi dici che è sbagliato?

No, assolutamente! È la cosa più naturale di questo mondo ragionare in questi termini.

Il nostro cervello si sposta subito verso la finalità richiesta, ma tende a non considerare le azioni contemporanee che concorrono a perseguire questa finalità.

Qual è lo strumento che ti consente di colpire la pallina?

Direi la racchetta insieme al braccio, quindi uniamo il tutto dicendo il braccio-racchetta.

Bene, quindi, anche quando ti appresti ad attivare la procedura di ricerca di palla, hai in mente di colpire quella palla, perché è quello il fattore più oggettivo, dove senti la pressione dell’impatto sulle corde, dove avverti uno sforzo muscolare e l’esistenza di qualcosa di tangibile, che non può passare inosservato. Ti torna?

Quindi bisogna capire come risolvere il corretto utilizzo di tutte quelle componenti antecedenti al momento cruciale enunciato.

Il metodo che utilizzo io è quello della settorializzazione del lavoro, ossia attuare procedure che inducano ad automatizzare le gestualità, per poi riportare queste acquisizioni al servizio dell’azione di gioco reale.

Nel caso delle stance, mi affido a esercitazioni che vadano a rafforzare la percezione dell’energia presa dal terreno e poi trasferita sulla palla da colpire, uscendo dalla tipica convenzionalità di alcuni lavori tecnici.

Ora però, rientriamo nel cuore del nostro argomento e ti indico un fattore, che anche tu dovrai tenere a mente, per ampliare la panoramica delle tue conoscenze e quindi delle tue possibili scelte.

Ci sono situazioni di gioco, in cui, non per forza dovrai agire secondo canoni prestabiliti, ma secondo una tua personale attitudine.

Spesso non è un atteggiamento voluto, ma una conseguenza di altri elementi.

Entra tantissimo in gioco la tua unicità: che tipo di sviluppi hai conferito al tuo gioco nel corso degli anni, che fisicità possiedi, che tipo di grip e la relativa tecnica adottata.

Per intenderci, possiamo vedere giocatori fare vincenti in neutral stance e altrettanti farne in open stance, nella medesima situazione di gioco.

Hanno ragione entrambi, in primis perché hanno fatto punto, ma anche perché hanno rispettato dei canoni biomeccanici e coordinativi nel raggiungimento di quel risultato.

Facciamo attenzione, questa libertà di scelta non deve essere presa come la consueta routine. È limitata appunto a casi specifici, per tutti gli altri, occorre scegliere tramite schemi motori acquisiti e automatizzati.

Dato che conosci già molto bene la differenza tra le varie stance, ora soffermiamoci sulla loro messa in pratica.

È questo il tema rovente della giornata!

Esaminiamo quindi, i contesti di gioco che potrai incontrare nei tuoi match e per ognuno stabiliamo una stance consona (non decisa a tavolino, ma con logica).

Ho suddiviso in 5 tipologie di spostamento e ho assegnato ad ognuno le stance più appropriate, in base anche alla consistenza e all’altezza della palla in arrivo.

Queste sono le giocate standard che normalmente devi affrontare, ho appositamente tralasciato condizioni più particolari come lo sventaglio di diritto o gli spostamenti nel lungo raggio, che non sono all’ordine del giorno quando si tratta di coprire gli spazi di un campo da tennis.

Siamo giunti ad un grande momento, dove hai l’opportunità di studiare nuove indispensabili nozioni e applicarle concretamente.

1. Spostamento indietro nel corto raggio

La palla in arrivo è pesante e carica di spin, quindi devi fare un passo dietro di caricamento, con il piede posteriore, al fine di avere il corretto spazio di accelerazione.

In maniera del tutto naturale puoi apprendere che l’opzione appropriata sia una neutral stance, servendoti dell’ampliamento dell’appoggio posteriore verso dietro.

In questa particolare condizione dovrai per forza esercitare spin e quindi la conseguenza di questa spinta verticale ti porterà ad elevare da terra il piede anteriore in corrispondenza dell’impatto, per poi recuperare il passo dopo il finale.

Andremo ad utilizzare questa posizione, indistintamente, sia per il diritto che per il rovescio, in quanto hai bisogno dei medesimi requisiti per arrivare alla giocata più profittevole.

2. Spostamento laterale nel corto raggio

In questo caso dipende tanto dalla palla in arrivo: se devi controbattere una traiettoria alta e carica, di sicuro con una semi open stance hai più facilità nel sentire il carico della gamba posteriore e fai quel passo in meno che ti garantisce una rapidità di spostamento migliore.

Riuscirai inoltre a sviluppare il moto angolare del tronco – insieme a quello lineare del braccio – in modo molto più marcato.

Se provi a vuoto, ti accorgerai subito che, con l’anca anteriore semi aperta verso la rete, avrai molta più libertà del tronco durante lo swing e di conseguenza avrai un grado di rotazione maggiore.

Questo non può accadere con una stance closed o neutral, dove l’anca anteriore fungerà da freno, dato che risulterà chiusa, come conseguenza dell’assetto della gamba anteriore esattamente davanti a quella posteriore.

Nel rovescio bimane, la componente meccanica utilizzata, genera risvolti differenti in base alla relativa stance, per questo, generalmente, è opportuno scegliere una neutral.

Il principale obiettivo sarà quello di estendere gli arti in orizzontale. Se in quello sinistro (per destrimani) hai la possibilità di gestire la spinta indipendentemente dalla posizione dei piedi, per quello destro (interno), hai dei vincoli non tanto trascurabili.

Se ti fermassi sulla palla in semi open, saresti portato ad eseguire con l’arto destro un’accelerazione con una spinta eccessiva verso l’interno, proprio perché, la posizione dei piedi maturata, favorirebbe una spinta di tipo angolare del tronco, in questo caso difficilmente gestibile.

Solitamente, i rovesci di questo tipo vengono giocati con finali molto corti e con l’impossibilità di trasferire il peso del corpo verso avanti, dando vita spesso volentieri ad un colpo poco consistente.

Al contrario attraverso una neutral stance, andiamo a soddisfare ogni condizione di traslazione delle braccia e di carico/scarico dalla gamba posteriore verso quella anteriore.

Però attenzione: c’è una situazione particolare!

A volte arrivano palle veloci ed improvvise, magari vicine ma poco prevedibili, quindi anche l’organizzazione deve essere specifica.

Nel cercare la palla non farai in tempo ad eseguire l’ultimo passo in neutral con il piede anteriore, quindi piazzi solo il posteriore, dopo aver preparato bene l’assetto del tronco.

Come seconda opzione, se ti arriva una palla molto bassa, magari con rotazione in slice, la soluzione più indicata è una neutral stance.

Questo assetto dei piedi, ti dà la compattezza per scendere con il baricentro e una naturale predisposizione a trasferire il peso verso avanti.

Diciamo che in questo caso la sensazione in neutral è quella di avere il massimo della stabilità e dell’equilibrio, che è basilare e supera ogni altra valutazione.

Mai come nell’intercettare uno slice dovrò avere gambe forti ed esplosive per ridare solidità e vigore ad una palla che per sua natura tende a frenarsi.

3. Spostamento in avanti nel corto raggio

Anche qui, di diritto, propongo le due alternative: neutral o semi open.

Se la palla è bassa il problema non si pone nemmeno, infatti come detto sopra, la condizione più vantaggiosa è sempre quella di una neutral stance.

Se invece arriva una palla carica, in cui devi cercare di avvicinarti al rimbalzo e colpire mentre sale, subentra la tua naturale predisposizione e la specificità della situazione.

Si possono giocare indistintamente vincenti con stance neutral o semi open – a livello professionistico si apprezzano entrambe le casistiche – anche se, nel tennis moderno la neutral pura è cosa rara, dato che le impugnature nella maggior parte dei casi aperte e una miglior applicazione della biomeccanica, orientano la scelta su una semi open stance.

Se sei una donna, devi sapere che in ambito femminile questa tendenza è ancora più marcata, per motivi fisici che mutano anche le movenze tecniche.

I livelli di forza sono molto più bassi rispetto agli uomini e per riuscire comunque a garantire una buona performance occorre sfruttare al massimo le condizioni di applicazione della forza.

Il mix tra l’estensione del braccio e la rotazione del tronco determina la massima potenza che quel colpo può esercitare, mantenendo ottimi livelli in termini di controllo.

Nel rovescio, ancora una volta, la scelta è quasi implicita, in quello bimane, e a maggior ragione in quello a una mano, se hai tempo di piazzarti adotterai una stance neutral. Troppo importante l’opportunità di trasferire il peso dalla gamba posteriore a quella anteriore, cosa che ti riesce agevolmente, solo posizionandoti in questo modo.

Per il due mani sarai in neutral, per avere libertà dell’anca posteriore, mentre per quello a una mano sarai ancora più chiuso, perché non hai bisogno della spinta del tronco, che è quasi totalmente assente nell’accelerazione di questo colpo.

Un assetto più chiuso donerà più stabilità agli appoggi e garantirà un migliore movimento orizzontale.

4. Spostamento laterale nel medio raggio

Sei nella più classica delle situazioni difensive, dove l’avversario/a sta muovendo la palla, obbligandoti ad effettuare spostamenti da un lato all’altro del campo, oppure a cambiare direzione per l’arrivo di un contropiede.

Che tu debba affrontare un diritto o un rovescio, tratteremo il colpo con i medesimi requisiti biomeccanici.

Sono degli spostamenti piuttosto intensi, dove l’esigenza di arrivare molto presto sulla palla, precede ogni altro aspetto. La tua tecnica di corsa deve prevedere rapidità, ottima coordinazione e risparmio energetico.

Generalmente, ti puoi trovare in 2 situazioni diverse: nella prima, arriverai in modo ottimale sulla palla, quindi rispetti il tipico ordine sequenziale del colpo. In sostanza avrai tutto il tempo necessario per chiedere il massimo al tuo diritto o rovescio.

Qui, avrai la miglior resa effettuando l’ultimo appoggio con il piede esterno in semi open stance (sia diritto che rovescio). Così facendo, la sensazione sarà molto più stabile e risulterà naturale andare in carico con la gamba.

Durante l’accelerazione avviene lo scarico della gamba interna, la quale appoggia in neutral. Da ultimo, la gamba posteriore recupera il passo.

Talvolta, però, accade anche di trovarsi in una situazione di improvvisa emergenza, dove non potrai disporti secondo le modalità più confortevoli, ma dovrai cercare la soluzione più agevole per arrivare sulla pallina, affidando le sorti del tuo colpo a reattività ed istinto.

In tali circostanze, dopo un deciso scatto verso la palla “ti aprirai” in open stance, andando a scivolare per poi colpire.

Riducendo al minimo l’ampiezza nella preparazione riuscirai a trovare una buona coordinazione e perfino a giocare una difesa attiva, nonostante i presupposti delineassero una sicura perdita del punto.

5. Spostamento avanti nel medio raggio

Situazione che capita raramente e può verificarsi quando l’avversario ha in mano lo scambio ed esercita pressione per poi giocarti una palla corta.

Nel caso la giochi poco incisiva, devi farti trovare pronto per trasformare l’azione a tuo vantaggio. Lo puoi fare, partendo con un’ottima reattività e scattando in avanti per intercettare la palla.

La posizione finale a colpire sarà sicuramente neutral, sia di diritto che di rovescio, e la tecnica esecutiva varierà in funzione delle tempistiche di corsa e della distanza della palla. Si può quindi prevedere una giocata in slice, piuttosto che un colpo flat o un eventuale arrivo in scivolata.

Fai tesoro di quanto appreso.

Bene, adesso hai davvero tutte le nozioni per provare queste stance nelle situazioni dedicate.

Ovviamente ti devi allenare!

Voglio dire: sulla carta non si migliora, però si scoprono tante cose magari sconosciute, che ottimizzate sul campo attraverso prove ed errori, possono davvero darti quello slancio in più per alzare il tuo livello.

Prima però, voglio offrirti uno spunto secondo me determinante.

L’apprendimento, spesso è slegato dalla tua mera attività sul campo, perché in quel contesto si è portati a pensare poco e a voler sfruttare il tempo per giocare il più possibile, quasi andando in automatico.

Ma è completamente normale.

Dentro a un campo da tennis devi sentire l’agonismo, l’adrenalina che ti fa lottare su ogni palla giocata.

Se però, in aggiunta a tutte queste sensazioni riesci anche a conoscere qualcosa in più, ed essere consapevole di quanto ti possa far progredire, la tua strada, da quel momento in poi diventerà molto ma molto più scorrevole.

Un abbraccio

Stefano

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